“Se le tue azioni ispirano gli altri a sognare di più, imparare di più, fare di più e diventare di più, sei un leader.”
Parto con la citazione di John Quincy Adams per evidenziare da subito l’obiettivo con cui scelgo di ospitare Professionisti: condividere la loro esperienza, fonte di ispirazione, di valore per chi cerca stimoli per apprendere, sognare e fare di più. Coinvolgo persone che ritengo essere leader di se stesse prima di tutto, ovvero chi fa accadere le cose, a partire dal proprio successo (che per me è il raggiungimento dei propri obiettivi professionali, ben definiti) e che non aspetta l’opportunità ma la costruisce.
Per questa nuova intervista ho pensato di coinvolgere Luca Naj-Oleari – CEO Alma
Ciao Luca, il tuo Job Title dice CEO Alma. Cosa scegli di aggiungere a questa “headline” per iniziare a presentarti ai lettori?
Una volta mi presentavo come “Founder & Affounder” di Alma, uno stratagemma per vedere anche attraverso i biglietti da visita la prima reazione dell’interlocutore. In verità però come concetto nasconde davvero la chiave della mia vita: mi piace costruire cose e sperare che con il tempo si rivelino più sogni che…incubi.
Se ti dovessi raccontare con un’immagine metaforica quale indicheresti e perché?
Amo i fumetti perché stilizzano in poche immagini contenuti spesso complessi. Il fumetto nasconde dietro un apparente essenzialità tanti significati e insegna ad affrontare la vita con cultura e ironia ma in maniera leggera.
Qual è il tuo libro preferito e perché?
Il mio libro preferito è senza dubbio “Il piccolo Principe” perché è l’unico che cambia il mio modo di vedere le cose e influenza la mia vita praticamente da sempre. E poi è talmente attuale che diventa senza tempo e ci insegna così tanti concetti che ancora mi chiedo come sia possibile che siano racchiusi in un libricino così minuto.
Hai un cognome che riporta molti di noi a un brand che fa parte dei nostri ricordi. Qual è il tuo rapporto con quel passato?
Ho avuto un rapporto di contraddittorio per molto tempo, per anni ho preferito addirittura non usare il mio cognome perché avevo paura di essere scelto più per quello che per le mie reali capacità. Poi costruendo in maniera indipendente il mio percorso da imprenditore ho iniziato a vedere la storia della mia famiglia come qualcosa di cui andare enormemente fieri e un vero valore aggiunto. Ho fatto pace anche con il fatto che rispetto agli anni 80 oggi è più difficile avere un impatto così forte ma non per questo allora bisogna essere meno ambiziosi e sognatori.
Spesso nei tuoi interessanti post parli della vita da imprenditore. Cosa significa oggi essere un imprenditore, quindi quali sono i vantaggi principali e quali le sfide più grandi?
Una scelta che dico sempre “sono costretto a fare” per attitudine. Io amo far crescere le cose, impegnarmi in ciò che mi piace, condividere opportunità. La sfida è difficilissima – in Italia in particolare – perché spesso ci si sente un pochino abbandonati (anche se ho una bravissima socia che si chiama Alice Bascherini con cui condivido tutto) e le agevolazioni e gli aiuti sono troppo pochi. Io mi batto ogni giorno per cercare di dare un contributo concreto a certe battaglie (es: costo elevato del lavoro, gender gap, inclusività) con l’obiettivo di contribuire a generare un mondo professionale migliore. In generale ci tengo particolarmente a un miglioramento della qualità del bilanciamento vita lavoro, ancora di più da quando sono diventato papà.
Secondo te, chi può pensare davvero di fare una vita da imprenditore o imprenditrice?
Solo chi è disposto a convivere sempre con un alto senso di responsabilità ed è capace di affrontare percorsi poco lineari e senza certezze. In poche parole a chi è masochista. A parte gli scherzi bisogna davvero convivere in perfetto equilibrio tra il sogno che vogliamo realizzare e tutti gli ostacoli che ci saranno sicuramente ma non ci devono abbattere lungo il cammino. Fare l’imprenditore/imprenditrice è una scelta molto coraggiosa che deve essere determinata dalla consapevolezza che nessuno ti regalerà nulla e ogni giorno andrà difesa e coltivata. A me piace questa sfida talmente tanto che ne ho fatto una ragione di vita ma, come tutti, spesso ho pensato se davvero ne valesse la pena o convenisse mollare. Proprio in quei momenti, rivelatisi poi utilissimi, ho trovato le motivazioni giuste per ripartire sempre e con ancora più entusiasmo.
Vista la tua storia mi interessa particolarmente la tua interpretazione di errore e fallimento. Qual è?
Il fallimento anche grazie a una cultura molto sbagliata è visto come qualcosa di cui vergognarsi quando in realtà fa parte del percorso di un imprenditore. Anche chi riesce ad avere molto successo sbaglia parecchio, l’importante è non perdere mai la bussola e l’ambizione ma soprattutto la voglia di fare e crederci. E interessarsi anche meno del giudizio degli altri, alla fine l’unico che non mente mai è solo lo specchio.
Ti occupi di comunicazione. Qual è per te il lato più entusiasmante e quale il più critico di fare questo lavoro?
Il lato più entusiasmante è che entriamo in contatto con tantissimi mondi differenti, storie da raccontare, sfide da vincere. Nel giro di poche ore possiamo parlare della strategia digitale di Risiko, di uno chef, una struttura alberghiera o una banca. Il difficile è proprio questo: non impazzire o perdersi in questo mare di nozioni ma anzi lasciarsi influenzare per fare sempre la differenza in diversi mercati. Il lato più critico in assoluto del nostro mestiere è che spesso per prendere un progetto bisogna partecipare a gare non sempre dalle dinamiche chiare e che spesso comportano un grandissimo dispendio sia economico che di tempo.
In questo blog, nelle interviste, spesso parlo di relazioni e networking. Qual è il tuo pensiero al riguardo?
L’aspetto relazione è forse la chiave del nostro lavoro: per fare creatività e strategia insieme ci vuole intesa, bisogna capirsi e ascoltarsi, immedesimarsi, quasi leggersi nel pensiero. I rapporti umani sono fondamentali e in quello siamo fortunati: conosciamo tantissime persone e creiamo spesso dei rapporti anche di amicizia con i clienti. Cerchiamo sempre qualcosa che vada oltre, di entrare davvero più in connessione, solo così si può lavorare con qualità e sintonia bene nel tempo.
Ci saluti con la tua citazione preferita?
“Un’imbarcazione è più sicura quando si trova in porto; tuttavia non è per questo che le barche sono state costruite.”, Paulo Coelho.
– Fumetto e ritratto di Luca Naj-Oleari