Marzo 9, 2022

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“Se le tue azioni ispirano gli altri a sognare di più, imparare di più, fare di più e diventare di più, sei un leader.”

Parto con la citazione di John Quincy Adams per evidenziare da subito l’obiettivo con cui scelgo di ospitare Professionisti: condividere la loro esperienza, fonte di ispirazione, di valore per chi cerca stimoli per apprendere, sognare e fare di più. Coinvolgo persone che ritengo essere leader di se stesse prima di tutto, ovvero chi fa accadere le cose, a partire dal proprio successo (che per me è il raggiungimento dei propri obiettivi professionali, ben definiti) e che non aspetta l’opportunità ma la costruisce.

Per questa nuova intervista ho pensato di coinvolgere Giorgia Garola, CEO di SCAM, Vice Presidente AMMA, Membro Giunta Camera di Commercio Torino, Vicepresidente CEIP, Coordinatrice YES4TO

 

Ciao Giorgia, da un Tedx che ti ha vista protagonista a Torino (marzo 2020) – “Io, donna, sono resiliente e posso essere ciò che voglio”, si scopre che sei: “Mamma, moglie, imprenditrice di seconda generazione di un’azienda metalmeccanica che dal 1930 progetta e produce impianti termotecnici per centrali elettriche, impianti petrolchimici e cantieristica. Hai fatto la tua gavetta in alcune multinazionali; sei stata Presidente di Confindustria Piemonte Giovani e sei Coordinatrice di Yes4To. Dedichi molto impegno per far crescere opportunità del territorio e avvicinare i giovani al mondo del lavoro e dell’impresa”. Cosa puoi aggiungere con un tweet e con un’immagine metaforica per raccontarci qualcosa in più di te?

Giorgia Garola, l’Imprenditorialità e la Resilienza di una Donna e Mamma CEO

Amo progettare e realizzare sempre nuove avventure che siano lavorative, famigliari, personali o associative: piccoli obiettivi quotidiani da cui trarre un accrescimento formativo ma soprattutto emotivo.

Che lavoro sognavi di fare da bambina e cosa speri per il futuro professionale delle tue tre figlie?

Da bambina avevo fatto un tema simpaticissimo dove dicevo che volevo fare la donna delle pulizie o la parrucchiera, ma che mio papà aveva un’azienda e quindi non volevo lasciarlo solo in questa attività. La maestra allora mi scrisse: “saggia decisione!”
In realtà da ragazza ho sempre sognato di lavorare con i bambini o per i bambini, e l’ho fatto durante tutto il periodo universitario. Ancora oggi da mamma osservo che, quando si scopre il segreto di comunicare in maniera differente con ciascun bambino, è sicuramente molto più facile trovare il modo di comunicare con gli adulti.
Per le mie figlie sogno sicuramente che facciano quello che le appassiona e in cui si sentano di poter dare il loro contributo; dico loro che qualsiasi cosa vogliano fare dovranno formarsi per farla sempre meglio e non smettere mai di apprendere.
Il fatto sorprendente e meraviglioso è che hanno tutte e tre una personalità già spiccata e molto diversa e mi incuriosisce il pensiero di cosa faranno in futuro.

Ti propongo un piccolo esercizio: disegnare la mappa dei puntini che ti hanno portata a ricoprire il ruolo di oggi, evidenziando le tappe centrali, considerando anche gli studi.

Gli studi assolutamente fondamentali ma, se dovessi pensare ai puntini importanti, lo sono stati soprattutto le esperienze fatte e le persone incontrate: un anno in Spagna per finire l’Università, un’esperienza di lavoro a Roma in una multinazionale ed una a Milano in una grande azienda di moda dopo aver fatto un master di approfondimento, tutto il periodo a fianco di mio papà nella nostra azienda metalmeccanica vivendo un passaggio generazionale molto difficile, i percorsi associativi e di confronto con gli imprenditori e professionisti che ho incontrato e da cui ho imparato tantissimo, i numerosi viaggi svolti per lavoro interfacciandomi ogni volta con un mercato ed una cultura diversa, da cui però è sempre magico tornare a casa da mio marito e dalle mie figlie.

Nel Tedx sopra citato parli di un tema molto delicato: le difficoltà di genere, in “un mondo dove ci si aspetterebbe un uomo” (esperienza da te vissuta in prima persona) e, al contempo, gli ostacoli di chi sulla carta sembra – solo apparentemente – avere una strada più facile in quanto agevolata dalla famiglia. La tua storia è sicuramente ispirazionale perché sei una CEO donna (e ne abbiamo davvero poche, si stima siano solo il 5%) in un settore poi, quello metalmeccanico, che ha numeri occupazionali femminili molto bassi. Posso dirti che riflettendoci mi viene da farti una domanda molto semplice e umana: come si fa?

Vincendo la mortificazione culturale che una donna non ce la possa fare. Sicuramente studiando di più e lavorando di più e poi dimostrando concretamente quello che si vale, donne o uomini indifferentemente.
Io ero molto contraria alle quote rosa ma ho imparato sulla mia pelle che sono un male necessario per essere in un determinato posto e avere l’opportunità di dimostrare quanto si vale.
Ho fatto da poco una fiera in Egitto del settore Oil&Gas: ero una delle pochissime donne, a parte le hostess, e tutti mi guardavano con sospetto (anche perché a differenza di altre volte ero proprio sola senza nessun collaboratore), soprattutto quando guardavano il biglietto da visita e leggevano CEO. Sono molto orgogliosa di raccontare che dopo tre giorni di fiera, anche i colleghi italiani degli altri stand, hanno cambiato sguardo, dicendomi di essere ammirati e coinvolgendomi alla pari degli altri colleghi.

Professioni STEM. Anche questo un argomento a te molto caro; recentemente l’Head-Hunter Gabriele Ghini – in un’altra mia intervista – ha consigliato di investire in questi studi in quanto porta che apre sicuramente a maggiori opportunità professionali. A tuo avviso, in un contesto dove le donne prediligono ancora gli studi umanistici, come si può incentivare concretamente l’avvicinamento alla Scienza, alla Tecnologia, all’Ingegneria e alla Matematica?

Un tema a me molto caro perché, lavorando con tutti ingegneri e vendendo un prodotto molto tecnico, mi rendo conto che con studi più specifici sarei stata facilitata. Sono soddisfatta però del percorso fatto perché, dovendo amministrare l’azienda, le competenze economiche imparate sono molto utili, oltre sicuramente a quelle fatte sul campo.
L’ambito in cui cerco di formarmi nuovamente e continuamente è quello digitale perché essenziale per qualsiasi attività si voglia intraprendere e da cui non si può prescindere.
La cosa fondamentale, anche in tema di materie STEM, è di non farsi convincere di non poter intraprendere questi percorsi perché donne. I numeri dimostrano che le donne che hanno intrapreso questi percorsi formativi hanno una resa più elevata e sono molto più rapide nel terminare il percorso. Così come nel mondo del lavoro, quando riescono ad entrare in certi settori, portano risultati maggiori rispetto ai loro colleghi uomini, questo lo dicono i numeri.

Sei piemontese e ho già parlato del tuo grande impegno sul Territorio; ricopri il ruolo di Vice Presidente nel CEIP – Centro Estero per l’Internazionalizzazione – il primo organismo regionale italiano dedicato all’internazionalizzazione – e sei, contemporaneamente, coordinatrice di “yes4to” – un tavolo interassociativo a cui aderiscono i Gruppi Giovani di 22 associazioni del territorio torinese, in rappresentanza di oltre 18.000 persone, per la formulazione di proposte unitarie sul futuro della città. In questi anni Torino sta investendo molto sotto il punto di vista dell’innovazione. Racconti a noi, che viviamo in altre regioni o paesi, come la stai vedendo cambiare e cosa può ispirare come “best practice”?

L’impegno sul territorio è fondamentale se si vuole operare da imprenditore in sinergia con ciò che ci circonda.
Con la mia esperienza in CEIP cerco di portare valore aggiunto dall’esperienza internazionale che viviamo in azienda. Le aziende piccole, che sono la maggior parte del tessuto industriale del nostro paese, hanno sicuramente bisogno di un aiuto fattivo per esportare e aprirsi a nuovi mercati, perché non hanno la struttura interna a loro supporto e il CEIP le aiuta proprio in questo senso, promuovendole all’estero e attirando investimenti sul territorio.
YES4TO è una realtà prodigiosa, lasciami dire, perché l’unione di 22 associazioni giovanili di categoria di impresa e di professioni che su base totalmente volontaria si sono messe insieme per aiutare i giovani del territorio, molte tra queste associazioni a livello senior sono addirittura in competizione. Con la disoccupazione giovanile, che a Torino ha raggiunto numeri importanti, ed il numero dei NEET in continua crescita, sentiamo la responsabilità come YES4TO di far qualcosa. Abbiamo diversi progetti rivolti ai ragazzi per aiutarli ad orientarsi e ad avvicinarsi al mondo del lavoro, andando nelle scuole o nelle strade, e mettendoci a disposizione per rispondere ai dubbi e alle paure, tante, che loro hanno nei confronti di questo mondo che vedono così distante. Sicuramente in questi anni di pandemia abbiamo dovuto riadattare il contatto con i ragazzi in maniera digitale, ma non ci siamo fermati e ora finalmente ricominceremo in presenza.

Leggendo il “Corriere Torino” – “Tanti incubatori ma poche startup”, sembra che a fronte di numerosi incubatori e acceleratori a Torino, le startup siano ancora poche. Come te lo spieghi questo fenomeno?

Questi anni di pandemia hanno sicuramente frenato il coraggio di intraprendere. Non c’è peggior nemico per un imprenditore che la mancanza di coraggio, perché il rischio quando si fa impresa c’è e si vive ogni giorno, ma anche la soddisfazione di creare qualcosa e vederlo crescere.
Yes4To si rivolge ai ragazzi anche in questi termini, nei progetti che sviluppa sul territorio, cercando di chiarire ai giovani in maniera semplice e concreta come partire da un’idea e trasformala in impresa, spiegando loro gli step da fare e quelli soprattutto da non fare.

Imprenditoria femminile. Immaginando di essere una Mentor, cosa consiglieresti ad una donna che, da “dipendente”, sceglie di intraprendere per la prima volta una strada più imprenditoriale?

Innanzitutto sembra banale ma averne piena consapevolezza, perché è un percorso davvero stimolante ma molto diverso da quello da “dipendente”.
La cosa fondamentale da cui partire, poi, è avere una buona squadra con cui intraprendere questa strada, che rappresenti tutte le competenze necessarie per realizzare l’idea del progetto.
Direi, inoltre, alle donne che vogliono diventare imprenditrici di “osare”, perché ancora oggi le imprese femminili si concentrano in pochi settori (soprattutto quello dei servizi come il turismo, sanità, sociale e benessere) e di sognare in grande perché le dimensioni delle aziende al femminile sono ancora molto piccole e locali.

Qual è la tua visione di Networking? Hai una storia particolarmente interessante da condividere con noi?

La risposta è facile: YES4TO.
È davvero una realtà molto stimolante, questo grazie alla trasversalità di competenze presenti all’interno del gruppo. In Yes4To ho trovato molti dei collaboratori e professionisti che oggi mi supportano in azienda, ho trovato un gruppo da cui imparo ogni giorno a far meglio impresa grazie al confronto quotidiano di problematiche condivise, ma soprattutto ho trovato un gruppo di amici che condividono valori e passioni comuni.

Per salutarci, ti chiedo di condividere con noi un libro che pensi possa ispirare i professionisti, dandoci anche la ragione per cui lo scegli
Direi sicuramente i libri di Sergio Casella, presidente di una multinazionale americana, docente e autore, ma soprattutto uomo di grande conoscenza nella gestione delle persone. Con lui abbiamo organizzato diversi eventi di formazione e motivazione con Yes4To davvero molto stimolanti e da cui abbiamo appreso e fatto tesoro di una grande esperienza.
La morale aziendale e “Vincere la paura in azienda”, e so che è appena uscito un nuovo libro che non vedo l’ora di leggere. Testi assolutamente utili sia per imprenditori che per professionisti, perché parlano di una leadership che condivido assolutamente e che cerco di mettere in pratica nella mia attività; descrivono approcci alla gestione di problemi quotidiani molto pratici e risolutivi, perché sperimentati da lui in azienda.

Foto di Cristina Gottardi su Unsplash

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