“Se le tue azioni ispirano gli altri a sognare di più, imparare di più, fare di più e diventare di più, sei un leader.”
Parto con la citazione di John Quincy Adams per evidenziare da subito l’obiettivo con cui scelgo di ospitare Professionisti: condividere la loro esperienza, fonte di ispirazione, di valore per chi cerca stimoli per apprendere, sognare e fare di più. Coinvolgo persone che ritengo essere leader di se stesse prima di tutto, ovvero chi fa accadere le cose, a partire dal proprio successo (che per me è il raggiungimento dei propri obiettivi professionali, ben definiti) e che non aspetta l’opportunità ma la costruisce.
Per questa nuova intervista ho pensato di coinvolgere Maurizio Fiengo – Orientatore e Tutor Politiche Attive del Lavoro, Formatore, Canvassador, creator dei format “Kit del Lavoro”, “La casa del lavoro” e “InFactor”, Digital Content Creator.
Ciao Maurizio, ho iniziato a presentarti prendendo qualche info dalla tua Headline online, provi tu a raccontarti a un bambino per spiegarci semplicemente cosa fai?
A un bambino lo spiegherei così, partendo da una domanda: “che lavoro vuoi fare da grande?”, ascolterei la sua risposta e poi gli spiegherei che per raggiungere quell’obiettivo deve impegnarsi molto, non solo a scuola. Così come i supereroi hanno un aiutante, anche chi cerca lavoro non può fare tutto da solo. Ed ecco che sono io l’aiutante di chi cerca lavoro: sono un orientatore del lavoro e aiuto le persone a cercare o a cambiare lavoro, concentrandomi nella costruzione di un Personal Brand in grado di attrarre lavoro. Il mio cuore è diviso a metà: da un lato LinkedIn, dall’altro lato Canva. Ecco perché mi piace definirmi “Orientatore del Lavoro Creativo”: credo tantissimo nel potere delle immagini e della grafica; devi entrare nella testa di chi incontri, che sia ad un colloquio di lavoro o semplicemente su un post di LinkedIn. Oggi è necessario saper comunicare e, infatti, da formatore, insegno Comunicazione, Personal Brand e Competenze Digitali.
Se ti dovessi presentare con un’immagine metaforica quale sceglieresti e perché?
Ispirandomi ai valori della famosa serie-tv “La Casa di Carta”, mi piace immaginarmi con la maschera di Dalì, ossia un Orientatore del Lavoro sempre dalla parte delle persone che segue e che con strategia, studio e creatività, cerca di ribaltare le logiche tradizionali della ricerca del lavoro: perché limitarsi a cercare lavoro, quando possiamo attrarlo con il Personal Brand? Il lavoro è l’unica strada che può condurci alla libertà e all’indipendenza (pensiamo a quanto l’assenza di lavoro, purtroppo, si traduca in violenza economica/domestica per molte donne).
Ci racconti qualcosa in più del tuo percorso, fino a ricondurlo alla tua esperienza attuale (ti sto chiedendo una sorta di “teoria dei puntini” alla Steve Jobs)?
Partiamo da una cosa che farà sorridere: da bambino non sapevo cosa rispondere alla domanda “cosa vuoi fare da grande?”. Ero un bambino disorientato, ma sapevo che “la matematica non sarebbe stata mai il mio mestiere”. E che faccio? Mi iscrivo al liceo scientifico! Ovviamente, non sono mai stato bravo in matematica, così come in fisica e chimica, ero molto più bravo nelle materie umanistiche. Forse non l’ho mai detto ma, nonostante non fossi un genio delle materie scientifiche, conclusi gli studi con 95/100. Insomma, anche se non siamo portati per qualcosa, lo studio e il duro lavoro possono condurci a raggiungere importanti risultati. Infatti, rifarei lo scientifico, senza alcun dubbio. Finita questa palestra del liceo scientifico, mi guardo intorno, escludo facoltà scientifiche e decido di approfondire ciò che in realtà facevo sin da bambino: lo studio della società. Ed eccomi a Sociologia. Ma io sono sempre stato un super appassionato di computer, videogames, tecnologia, ecc… ed ecco che scelsi per la triennale l’indirizzo “Culture Digitali e della Comunicazione” per poi proseguire la magistrale in “Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica”. Finito tutto, con 110 e 110 e lode, ho cercato invano per più di un anno di entrare nel mondo del lavoro, ma nulla, fino a quando non inizio un tirocinio part-time a 750 KM da casa, presso un’associazione di difesa dei consumatori. Nel frattempo, da “utente”, frequento un laboratorio di ricerca attiva del lavoro e dopo un po’, venendo notato proprio dall’ente che erogava questo percorso, mi ritrovai dall’altro lato con un nuovo tirocinio per poter poi diventare un “Tutor Politiche Attive del Lavoro”. Apro la Partita IVA, approfondisco le mie competenze con un con Master nell’ambito dei Servizi al Lavoro e poi piano piano cresco sempre di più, fino ad innamorami di LinkedIn e Canva, che diventano gli elementi che mi distinguono nella mia professione. Alla professione di Tutor ho associato anche quella di formatore nei corsi di Comunicazione, Personal Brand e Competenze Digitali. Per il futuro spero ci siano tanti altri puntini da aggiungere.
Tra le varie attività, hai creato diversi format, tra cui l’interessantissimo “InFactor” con Emanuela Spernazzati. Cosa vi ha spinti a crearlo e cosa motiva la vostra costanza nel portare avanti questo bel progetto? Magari dicci anche qualcosa in più sul format perché magari (difficile) qualcuno ancora non vi conosce 🙂
A novembre 2020 io e Emanuela andiamo online con la prima puntata di “InFactor”, ad oggi abbiamo superato le 200 puntate, non essendoci mai fermati, neanche a Natale o a Ferragosto. Si tratta di un format in cui ogni settimana pubblichiamo un’intervista video a un ospite della durata massima di 15 minuti, professionisti che per qualche motivo attirano la nostra attenzione su LinkedIn. Adottiamo un tono di voce informale e anche “scherzoso”, trattando però sempre temi attuali e cruciali per il modo del lavoro. Perché abbiamo pensato di creare un progetto del genere? Perché durante il periodo del lockdown Emanuela mi intervistò in una sua rubrica e lì ci fu un vero e proprio colpo di fulmine professionale! Succede anche questo quando si fa tutto con passione. E quindi volevamo assolutamente dare seguito a questo colpo di fulmine. Ed eccoci ancora qui dopo 4 anni. E non intendiamo fermarci. La costanza arriva dai risultati che otteniamo e non parlo di fatturato: parlo dell’affetto di chi ci segue, dalla possibilità di conoscere tantissime persone, parlare con loro e imparare. E poi ti svelo un segreto: tutti diventiamo costanti in qualcosa se facciamo una “promessa” pubblica: ogni settimana andiamo online, lo diciamo sempre. Come venire meno a una promessa del genere? Se non hai mai visto “InFactor”, corri sul mio LinkedIn o sul mio Instagram!
Come spesso tu ribadisci, viviamo nella “società dell’immagine” e nella “società della distrazione”, come possiamo allora pensare concretamente contenuti social e visual in grado di “bloccare” lo scroll, quindi essere visti nella moltitudine di “distrazioni”?
Hai presente un centro commerciale? Attraversiamo, anche distrattamente, le gallerie del centro commerciale e passiamo davanti a tante vetrine. Quando ci fermiamo? Quando incrociamo una veterina super luminosa e colorata, in grado di attirare la nostra attenzione. La stessa cosa avviene sui Social: ci sono tanti contenuti, perché dovrebbero leggere te? Devi fare un qualcosa di diverso, di impattante. Se ci concentriamo su LinkedIn, per quanto oggi sia un social che è diventato molto meno “abbottonato” di un tempo, se facciamo un qualcosa di più creativo (dosando la creatività in base alle nostre attitudini e alla nostra professione), a partire dalle immagini e dalle grafiche che accompagnano i nostri post, attireremo alla lettura molte persone. Le grafiche? Le creiamo con Canva, che domande!
Così come non bastano vetrine luminose e colorate per vendere (devi avere dei prodotti di qualità), allo stesso modo dietro alla “forma” devono esserci competenze rilevanti, in grado di mantenere la promessa che hai fatto a chi ha fermato lo scroll del feed.
Siamo entrambi “Canvassador”*, Ambassador di Canva. Non lavoriamo per Canva ma ci piace e ne raccontiamo spontaneamente le potenzialità. Insieme abbiamo creato tre piccoli video l’estate scorsa per dare qualche dritta per usarlo al meglio. Tu in 10 punti sintetici, cosa condivideresti come brevissima guida pratica?
- Naviga tra i tantissimi modelli di Canva e lasciati ispirare da ciò che vedi
- Scegli un modello per una grafica social (oppure per ciò che vuoi) e apporta delle piccole modifiche, aggiungendo elementi testuali e grafici
- Allenati, prova, sbaglia. Fai qualunque cosa: dal CV al biglietto di auguri per gli amici;
- Pensa a Canva, anche quando non sei in Canva: guarda la realtà che ti circonda e prendi spunto da ciò che vedi e da come comunicano i grandi brand
- Individua uno stile, 2/3 font, 2/3 colori rappresentativi della tua identità visiva e mantienili in tutto ciò che fai
- Dai progetti “statici” passa a quelli “animati”, anche per adattarli ai vari social network e ai vari obiettivi
- Migliora sempre la qualità di ciò che crei, lavorando molto nel regolare la “saturazione” per “accendere” ulteriormente i colori delle immagini. Occhio anche al contrasto e alla luminosità
- Ai modelli affianca dei progetti inediti, creati da te, partendo da una pagina bianca
- Utilizza Canva anche con alcuni alleati. I miei preferiti sono Freepik (per scaricare immagini vettoriali) e Photopea (proprio per lavorare sui vettoriali)
- Esplora gli strumenti magici e le nuove APP che introduce Canva!
Stai sensibilizzando molto anche all’utilizzo dell’intelligenza artificiale nel lavoro. Dove e come può aiutare in modo significativo per te?
Mi piace sempre parlare di un utilizzo “etico” dell’intelligenza artificiale. L’AI ci aiuta e può migliorare il nostro lavoro, ma mai pensare di farci sostituire. Inoltre, anche per la mia esperienza personale, non mi piace vedere l’AI come uno strumento “risparmia-tempo”: per elevare al massimo questa possibilità che abbiamo, dobbiamo fare il nostro solito lavoro e poi “chiedere” all’AI un confronto e ulteriori spunti per migliorarlo. Insomma, l’intelligenza artificiale non deve essere vista come una scorciatoia, anche se tanti, erroneamente, la stanno utilizzando così.
Sei un freelance, quindi una partita IVA. Ho sempre più a cuore una sana divulgazione su cosa significa per dare giuste indicazioni a chi sta pensando di intraprendere questa strada più “imprenditoriale”. Tu che ne pensi, che suggerimenti daresti per fare chiarezza e quindi una scelta consapevole?”
Sono sempre stato un libero professionista: fino ad ora non ho mai avuto neanche un giorno di contratto da lavoratore dipendente, quindi più che da Orientatore, parlo per esperienza personale: dimentichiamo l’idea del freelance che può fare ciò che vuole, che lavora dalla spiaggia e che vive di entrate passive. Questa è purtroppo un’immagine alterata che sta passando troppo sui social.
Essere dei liberi professionisti richiede un forte senso di responsabilità: devi essere una formica per mettere da parte ciò che incassi per non avere brutte sorprese in sede di dichiarazione dei redditi. Non hai un datore di lavoro, ma hai molti clienti, che hanno delle esigenze, proprio come ce li ha un datore di lavoro. Devi essere costantemente aggiornato e offrire qualcosa in più per essere competitivo.
Se c’è qualcosa di positivo? Assolutamente sì, per me è tutto positivo: credo che rispetto al lavoro da dipendente, ci sia la possibilità di crescere di più, incontrare molte più realtà da cui imparare e fare ciò che ci piace, in quanto c’è una maggiore flessibilità nel passare da un progetto all’altro e quindi è possibile capire cosa ci piace fare. Dal mio punto di vista, con lavoro e strategia, possono esserci grandi soddisfazioni, anche da un punto di vista economico.
La partita IVA non è per tutti, così come il lavoro da dipendente non è per tutti. Inoltre, si può cambiare in corso d’opera. Nessuna decisione è definitiva e, soprattutto, nessuna opzione vale più di un’altra!
Qual è un consiglio che ti senti di condividere per curare al meglio il proprio network, la propria rete?
Un consiglio semplicissimo e apparentemente banale: interagire, con educazione e professionalità, con zero fini strumentali. Rispondere ai commenti e ai messaggi ricevuti è un’attività a cui non dobbiamo mai sottrarci, evitando risposte automatiche o zero empatiche come un freddo “Grazie, Maurizio”. Mi sento anche di aggiungere un’ulteriore indicazione: mai esagerare. Scrivere in continuazione ai propri contatti è deleterio, soprattutto perché si trasmette l’idea di un’interazione forzata a fini strumentali.
Visto che sei super nell’ideazione di grafiche e fumetti, ti chiedo di salutarci con un’immagine che possa rappresentare e valorizzare questa intervista 🙂
Ti ricordi di Dalì e della Casa di Carta? Ecco qui!
P.S: qui potete rivedere le nostre tre brevi tappe da “Canvassador” alla scoperta di Canva:
*Io e Maurizio facciamo parte insieme a tante altre persone nel mondo dei “Canvassador”, quindi non siamo del Team di Canva ma lo amiamo e ne raccontiamo le opportunità come Ambassador (no adv :D). “Il titolo di Canvassador viene attribuito a mentori e persone esperte di progettazione grafica che si sono distinte nell’ambito del programma Creator e sono salite di livello fino a diventare un’importante estensione del team Canva” (fonte Canva).
-Immagini e ritratti di Maurizio Fiengo