Ottobre 27, 2021

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“Se le tue azioni ispirano gli altri a sognare di più, imparare di più, fare di più e diventare di più, sei un leader.”

Parto con la citazione di John Quincy Adams per evidenziare da subito l’obiettivo con cui scelgo di ospitare Professionisti: condividere la loro esperienza, fonte di ispirazione, di valore per chi cerca stimoli per apprendere, sognare e fare di più. Coinvolgo persone che ritengo essere leader di se stesse prima di tutto, ovvero chi fa accadere le cose, a partire dal proprio successo (che per me è il raggiungimento dei propri obiettivi professionali, ben definiti) e che non aspetta l’opportunità ma la costruisce.

Per questa nuova intervista ho pensato di coinvolgere Nicolò Santin, CEO e Co-Founder Gamindo, Top100 Forbes Under 30, Tedx Speaker.

 

Ciao Nicolò, per prima cosa ti chiedo di presentarti con un’immagine

Un’immagine che mi rappresenta è quella di un campetto da basket. Il canestro è l’obiettivo che voglio raggiungere, sempre chiaro nella mia mente. Poi c’è la rete, che si muove se faccio canestro, che son le persone con cui mi piace condividere successi e fallimenti. La mia rete sociale, come famiglia/amici/team. E comunque, poi, il basket è uno sport di squadra e dove per far canestro spesso hai bisogno dell’aiuto di tutto il team.
C’è la palla, sempre con me, che è l’oggetto che più rappresenta il gioco che è parte centrale della mia vita. E poi c’è il campetto in sé, e non un super palazzetto moderno, perché voglio ricordarmi costantemente da dove vengo e quelle che sono le mie origini.

Ps. Sì, ho giocato tanti anni a basket ed è il mio sport preferito 😊

Laureato in Economia e Gestione delle Aziende presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia con una tesi di laurea magistrale, che hai definito “un elaborato record da quasi 700 pagine e che ha visto la raccolta di più di 2300 risposte al questionario di indagine”, tesi premiata nel 2019 come migliore d’Italia sui videogiochi da parte della Cineteca e dell’Università di Bologna. Sei CEO e co-fondatore di Gamindo, assieme a Matteo Albrizio, startup che ha vinto il Premio Nazionale Innovazione ICT in Senato, che ha ricevuto il Seal of Excellence da parte della Commissione Europea ed è stata accelerata tre mesi in Silicon Valley. Nel marzo 2020 sei stato selezionato tra i Top 100 Under 30 da Forbes Italia. Con un tweet, cosa ci dici in più su di te?

Sono ingordo di tutto quello che riguarda la tecnologia, l’innovazione e la creatività. E anche delle caramelle gommose, soprattutto i coccodrilli rossi.

Hai raccontato in un Tedx, “Il fallimento non è l’opposto del successo”, il brutto periodo che hai avuto durante le superiori/università, ritenendo questa condivisione pubblica una grande liberazione. Hai anche recentemente fatto un post con una tua vecchia pagella, parlando del tuo 4 in italiano. Devo confessarti che anche io ho riflettuto molto leggendo perché, effettivamente, tu comunichi molto bene sui social e i numeri delle persone che ti seguono ne sono una dimostrazione. Mi sono trovata a rivivere la mia frustrazione dei tempi del liceo, quando uscii con un voto che credo ancora non racconti il mio percorso fatto di tanti sacrifici e ore di studio. Ricordo ancora che nell’estate della maturità pensai per qualche giorno di smettere gli studi convinta da quel numero (limitante) che non facesse per me l’Università. È una cosa è certa: non avrei mai scritto libri se mi fossi fermata ai voti dei professori. Penso che l’Università sia stata una fortuna per me, anche come opportunità per dare il mio massimo, cancellando quel piccolo “fallimento” scolastico, pur chiedendomi ancora quanto ci sia di oggettivo in un voto assegnato da una singola persona (pensiero in me ancor più rafforzato nel corso del mio studio per un esame di docimologia – “studio dei metodi di valutazione negli esami” – dove ho seriamente messo in discussione tanto di quello che ho visto e vissuto nelle scuole). Ti va di scriverci questa tua esperienza e perché vivi come liberazione l’esternazione?

Non è stato semplice per me raccontare il mio passato. Sono stati giorni davvero tanto bui, dove avevo finito le lacrime per piangere. Poi però la situazione è drasticamente cambiata, in meglio, e ho deciso che dovevo raccontare quello che avevo vissuto. Il palco del Ted era sicuramente un inizio, ma non mi voglio fermare qui. È difficile parlare di certe cose con altri perché non tutti ti possono capire. Alcuni forse riescono ad immaginare quello che provi, ma per capire qualcosa ci devi essere passato. Ora però voglio dire a tutti che i brutti periodi possono passare. Sono un inferno, ma bisogna ascoltarsi e capire cosa non riusciamo ad accettare o cosa è in generale il problema. E non dobbiamo lottare con quel problema, ma comprenderlo e capire da dove nasce.

Ti propongo un piccolo esercizio: disegnare la mappa dei puntini che ti hanno portato a ricoprire il ruolo di oggi, evidenziando le tappe centrali, considerando anche gli studi

  1. Genitori che mi hanno permesso di studiare al liceo e all’università
  2. Scoperta degli advergame tramite un esame di marketing all’università
  3. Laurea in Economia con una tesi su gaming ad impatto sociale
  4. Conoscenza di Matteo, mio socio, che ha lasciato il suo lavoro per dedicarsi al 100% a Gamindo
  5. Partecipazione e vittoria di diverse competizioni per startup
  6. Sviluppo di un primo prototipo del prodotto, che ha ottenuto un buon successo
  7. Conoscenza di persone straordinarie, nel team Gamindo e come mentori/investitori


Con Gamindo, “videogiochi a impatto sociale”, dove coniugate i videogiochi alla beneficenza, sostenete che il vostro scopo non sia farla essere la migliore azienda al mondo ma la migliore azienda per il mondo. Gamindo nasce dalla tua idea di tesi (quella record che citavamo nella tua presentazione), per permettere alle persone di donare senza spendere giocando ai videogiochi. Come spiegheresti ad un bambino cosa fate e come state crescendo?

Sviluppiamo videogiochi “brandizzati”, giochi che hanno lo scopo di promuovere un prodotto o un’azienda in modo coinvolgente e interattivo, e dove il tempo speso giocando a questi giochi è convertito in donazioni agli enti non profit. Come funziona questa magia? Le aziende, oltre al costo di sviluppo del gioco, possono decidere un budget da donare ad uno o più enti non profit. Questo budget viene diviso in gemme da 1 centesimo. Esempio: 1000 euro, divisi per gemme da 1 centesimo, diventano 100.000 gemme. Giocando si riceve una o più di queste gemme, fino a raggiungere il 100% delle gemme e viene effettuata la donazione. Insomma, vogliamo far salvare il mondo giocando!


Nascete come Startup. Da te mi piacerebbe avere la tua definizione – emozionale di chi la vive – di Startup. Soprattutto pensando di raccontarla a chi è lontano da questo mondo, penso ad esempio a degli ipotetici nonni che hanno sempre fatto lavori molto tradizionali.

Elon Musk la definisce come masticare vetro guardando l’abisso. Giusto per rendere l’idea. Fare startup per me significa vivere in una montagna russa 24 ore al giorno, ci vuole lo stomaco forte ma è divertente!


Credo che tu per i ragazzi sia un ottimo riferimento da osservare per imparare ad usare LinkedIn. Ogni giorno investi almeno 30 minuti scrivendo un post, sostenendo che ne valga la pena. Condividi diversi esempi di grandi risultati che ti/vi stanno dando. Cosa consiglieresti, quindi, ai giovani per muovere i primi passi su questo social professionale?

Scrivi quello che vorresti leggere se fossi dall’altra parte. Io ho scelto di scrivere ogni giorno un post, visto che anche con la pandemia ho trascorso meno tempo in viaggio, ma l’importante è creare contenuti di qualità. Va bene quindi anche pochi ma buoni. La cosa più importante però è scrivere qualcosa di interessante, almeno per una nicchia di persona. Quindi, evitare di scrivere solo per vendere il proprio prodotto o per elogiare i propri successi. Molto meglio raccontare aneddoti, esperienze, riflessioni e ogni tanto anche qualche fallimento. Sui social c’è solo la punta dell’iceberg dei successi e si tende a nascondere il resto del ghiaccio sotto acqua.

Si parla molto della potente metodologia formativa del Mentoring. Da sempre, spesso inconsapevolmente, è da rapporti di “ruoli di ombra e consigli” che emergono le fondamentali riflessioni per l’orientamento e la carriera di ognuno. Indipendentemente dall’età, dal ruolo o dall’esperienza, il valore di avere una guida è altissimo. Proprio come Mentore con Telemaco nell’Odissea. Tu chi ritieni essere, o essere stato, tuo Mentor nella tua carriera?

Cerco di imparare qualcosa da ogni persona con cui mi confronto. Se dovessi dirti qualche nome, ti direi sicuramente il mio socio Matteo Albrizio, che mi fa crescere quotidianamente in ambito personale e professionale, e un altro mio socio Paolo Ganis, che non è operativo in Gamindo perché ha la sua startup Vitesy (seguiteli, son forti!) e che ci aiuta sempre con ottimi consigli. Altri due mentor sono i miei genitori, Giusy e Stefano! Mi han sempre guidato e ascoltato.

Ritengo che il networking sia di fondamentale importanza nel mondo del lavoro. Tu hai sicuramente tantissime storie da condividerci rispetto a questo. Scegliendone una, quale ci diresti?

Il contatto con Lorenzo Giorda, manager di Lavazza, è nato al termine di un suo speech al Marketers Festival quando mi sono fiondato su di lui dopo l’intervento che ha fatto. E molti altri giochi sono nati da questo networking online e offline. Il mio ragionamento è “se ci provo ho almeno l’1% di farcela, se non ci provo lo 0%. Quindi, matematicamente parlando, è meglio provarci”

Visto che parliamo di Gaming, a te chiedo di salutarci con il tuo gioco preferito.

Crash Team Racing, troppo bello!

Foto di Liam Shaw su Unsplash

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