Agosto 24, 2021

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“Se le tue azioni ispirano gli altri a sognare di più, imparare di più, fare di più e diventare di più, sei un leader.”

Parto con la citazione di John Quincy Adams per evidenziare da subito l’obiettivo con cui scelgo di ospitare Professionisti: condividere la loro esperienza, fonte di ispirazione, di valore per chi cerca stimoli per apprendere, sognare e fare di più. Coinvolgo persone che ritengo essere leader di se stesse prima di tutto, ovvero chi fa accadere le cose, a partire dal proprio successo (che per me è il raggiungimento dei propri obiettivi professionali, ben definiti) e che non aspetta l’opportunità ma la costruisce.

Per questa nuova intervista ho pensato di coinvolgere Benedetto Buono, EMBA/Manager, Business Angel, Book Author

Ciao Benedetto, per prima cosa ti chiedo di presentarti con un’immagine

Ciao Valentina, grazie innanzitutto per avermi invitato e per avermi dato questa bella opportunità di raccontarmi ai lettori del tuo blog.
Dunque, a dire il vero non ho mai pensato ad un’immagine che potesse rappresentarmi prima d’ora… riflettendoci bene, però, mi viene in mente una tazza di caffè, per diversi motivi:

  • Il caffè, che adoro, rappresenta il momento dell’incontro e, di conseguenza, del dialogo tra due persone. Io, come ben sai, credo tantissimo nel potere delle relazioni di valore e nelle opportunità che possono derivare semplicemente dal conversare con gli altri. Nella mia esperienza umana e professionale spesso questa alchimia magica si manifesta proprio davanti ad un buon caffè;
  • La tazza di caffè è anche un po’ il simbolo della riflessione, dato che ci fa compagnia tipicamente mentre leggiamo un libro o un giornale oppure mentre siamo intenti a lavorare al nostro PC: tutte attività, quelle appena citate, che svolgo da sempre quotidianamente con grande passione;
  • In ultimo, direi che il caffè ben rappresenta lo spirito italico, essendo esso stesso parte della nostra identità nazionale. È un simbolo dell’Italia e degli italiani, delle loro passioni e del loro saper fare, della loro capacità di cavarsela sempre, in qualche modo e io credo fermamente nell’Italia e nelle sue capacità, nonostante tutto.

Con un tweet, nei vecchi 140 caratteri, cosa ci dici di te?

Curioso, probabilmente multi-potenziale. Imprenditore, manager, business angel e scrittore. Appassionato di auto sportive, orologi e penne stilografiche.

Ti propongo un piccolo esercizio: disegnare la mappa dei puntini che ti hanno portato a ricoprire il ruolo di oggi, evidenziando le tappe centrali, considerando anche gli studi

Il primo puntino è situato idealmente verso i miei quattordici anni: all’epoca, “da grande”, avrei voluto diventare un disegnatore di fumetti. I miei genitori, constatando le mie scarsissime qualità artistiche mi indirizzarono invece verso il liceo classico, dove nacque, di fatto, il mio amore per i libri e la letteratura. Il secondo puntino è alla fine del liceo: estate spensierata e bellissima, senza alcuna riflessione su cosa avrei fatto da quel settembre in avanti quando, all’improvviso, decisi di provare – quasi per gioco – ad affrontare i test di ammissione alla Luiss, per il corso di economia. Li superai e mi trasferii, diciannovenne dalla Puglia, a Roma. Terzo puntino, gli anni universitari, le nuove relazioni, la passione per le strategie e il mondo aziendale, l’esplosione del mio amore incondizionato per Roma, con la decisione che il mio primo lavoro, una volta laureato, sarebbe stato nella consulenza strategica o nell’investment banking. Quarto puntino, il mio primo lavoro, in Accenture, con due anni intensissimi, sfidanti e formativi, l’apprendimento di un metodo di lavoro. Quinto puntino, il mio passaggio in Finmeccanica (oggi Leonardo), prima nello startup della società di internal consulting e poi direttamente nella corporate. Lì, all’interno dell’headquarter, nel team di Investor Relations, osservo per la prima volta da vicino le dinamiche del potere e ho l’opportunità di lavorare direttamente a fianco del Top Management. Anni incredibili. Sesto puntino, nel 2013 lascio Finmeccanica ed approdo in SACE, tornando a fare corporate strategy (negli anni a venire, digital transformation e, più recentemente, marketing, nel quale lavoro tutt’ora). Nello stesso anno, e siamo al settimo puntino, co-fondo con altri sei amici, l’allora startup Eggup, iniziando così il mio ulteriore percorso di business angel. Ottavo puntino, tra il 2015 e il 2017 conseguo, mentre lavoro, un Executive Master of Business Administration presso il MIP Politecnico di Milano, un’esperienza entusiasmante, tanto dal punto di vista professionale quanto da quello umano. Nono puntino, nel 2020, nel pieno della pandemia, scrivo il mio primo libro, dedicato al business networking, e lo pubblico nel 2021, grazie a Dario Flaccovio Editore che ha creduto in me e nel mio progetto.

Come racconteresti il tuo recente libro “Business networking. L’importanza delle relazioni umane per una carriera di successo nell’epoca digitale” ad un bambino?

Il mio libro parla dell’importanza di avere tante relazioni (ad un bambino direi “tanti amici”) perché sono la cosa più importante di tutte, in assoluto. Gli smartphone (“i telefoni” ) e i computer ci possono aiutare tantissimo ad avere tanti amici, ma poi sta a noi e al nostro impegno custodire e curare quelle relazioni, con la stessa attenzione che di dedica a far crescere una piantina.

La domanda che in genere faccio verso la fine, relativa al networking, in continuità con l’argomento libro è importante anticiparla. Se ti chiedessi di scegliere la storia più interessante da raccontarci, un esempio che ci dimostri il valore delle connessioni tra persone, quale proporresti tra le tante?

Avrei tantissimi esempi, ma mi piace qui raccontare del fatto che, nel 2013, non conoscevo ancora Cristian De Mitri (fondatore di Eggup): mi fu presentato quell’anno da Nicola Pizzolorusso, un amico comune e all’epoca mio collega in Finmeccanica. Sapendo del mio interesse per l’imprenditoria, mi raccontò di questo suo amico ingegnere che si era messo in testa di lanciare una startup che analizzasse le soft skill e aiutasse a comporre i migliori team di lavoro possibili. Il resto è storia. Un’opportunità unica che ho potuto cogliere soltanto grazie alla mia buona relazione – poi devenuta amicizia – con Nicola.

Adesso ti faccio una domanda che ti sei fatto milioni di volte e che ti hanno posto tante volte in contesti diversi, ma te la giro in modo disruptive: se il networking fosse un piatto da cucinare, la ricetta a portata di mano per tutti – in semplice punti elenchi – cosa prevederebbe?

Dunque, certamente gli ingredienti fondamentali potrebbero essere: genuina curiosità verso le idee altrui, disponibilità ad aiutare senza un secondo fine, empatia e generosità. Il tutto, condito con costanza e dedizione nella cura delle relazioni (q.b. – quanto basta), mescolando il tutto con sapiente savoir-faire.

Si parla sempre di più di Corporate Entreprenerurship e di potenziale imprenditoriale dentro le organizzazioni. Qual è la tua visione?

Il mio credo principale è che l’asset più importante per ogni organizzazione, profit e no profit, sia costituito dal proprio capitale umano. Quest’ultimo, essendo composto da persone, è incredibilmente sfaccettato e poliedrico: ognuno di noi è portatore sano di sogni, esperienze, relazioni, visioni diverse delle cose, capacità anche non direttamente correlate al lavoro che si svolge quotidianamente e sane ambizioni di “fare”. Valorizzare questo immenso patrimonio già presente all’interno di ogni organizzazione è fondamentale e uno dei modi migliori per farlo è certamente quello di dare spazio alla creatività e all’afflato imprenditoriale che si può avere. Se si dà l’opportunità di realizzare qualcosa di proprio anche all’interno dell’organizzazione per cui si lavora si otterranno tanti benefici, tra i quali val la pena citarne almeno un paio: dipendenti più felici ed ingaggiati (e meno inclini ad andarsene) e fonti di open innovation “gratuite” e già disponibili alle quali il core business aziendale può eventuale approvvigionarsi.

Hai co-fondato la HR Tech company Eggup – servizio di assessment digitale per analizzare e rafforzare le competenze trasversali delle persone con questionari e suggerimenti personalizzati per l’apprendimento continuo – con cui ho avuto il grande piacere di portare avanti diversi progetti. Cosa ti ha spinto a investire in questo progetto?

Innanzitutto, le persone che hanno dato vita al progetto e quelle che, via via, sono salite a bordo. Poi, la mia volontà di confrontarmi direttamente con l’imprenditoria, evidentemente tecnologica e digitale, e non soltanto con il mondo delle grandi corporation. Inoltre, il campo così particolare di azione di Eggup non poteva che affascinare uno smodato curioso quale sono.

Settembre è un mese particolare. Fatichiamo a riprenderci dalla pausa estiva ma, allo stesso tempo, viviamo il periodo come “conto con sé stessi” e momento di pianificazione per il presente e per il futuro. Che consigli condividi per vivere in modo costruttivo questa ripartenza?

Amo settembre, l’ho sempre amato, essendo il mese delle ripartenze e, quindi, delle nuove possibilità. È un mese di speranza e voglia di fare, per lo meno per me lo è sempre stato. Suggerirei di settare pochi obiettivi, ma su quei pochi di dare poi tutto durante l’anno per raggiungerli. Un’altra cosa importante è essere franchi con sé stessi, azzerando possibilmente le scuse che ci portiamo dietro da sempre e liberando tutto il nostro potenziale (se vogliamo fare qualcosa e non ci siamo ancora riusciti, solitamente non è colpa di nessuno se non di noi stessi che, invece, possiamo raggiungere qualsiasi obiettivo con la giusta determinazione).

Ti chiedo di salutarci con la tua citazione preferita

“Never give up” di Winston Churchill.

Foto di Nathan Dumlao su Unsplash

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