Giugno 21, 2021

Categories: News

“Se le tue azioni ispirano gli altri a sognare di più, imparare di più, fare di più e diventare di più, sei un leader.”

Parto con la citazione di John Quincy Adams per evidenziare da subito l’obiettivo con cui scelgo di ospitare Professionisti: condividere la loro esperienza, fonte di ispirazione, di valore per chi cerca stimoli per apprendere, sognare e fare di più. Coinvolgo persone che ritengo essere leader di se stesse prima di tutto, ovvero chi fa accadere le cose, a partire dal proprio successo (che per me è il raggiungimento dei propri obiettivi professionali, ben definiti) e che non aspetta l’opportunità ma la costruisce.

Per questa terza intervista del blog ho pensato di coinvolgere Filippo Poletti, LinkedIn Italia Top Voice | Digital communications | Executive MBA candidate at MIP.

Ciao Filippo, per prima cosa ti chiedo di presentarti con un’immagine.

«È l’immagine della copertina del mio prossimo libro dal titolo “Grammatica del nuovo mondo”: è l’immagine del mondo della rete che, quotidianamente, osservo e nel quale mi immergo, cercando di imparare e di condividere ciò che imparo. Nell’economia della conoscenza la condivisione con il mondo digitale (ma aggiungiamo anche quello fisico, fatto di incontri a tu per tu) è importante quanto il possesso della conoscenza».

Con un tweet, nei vecchi 140 caratteri, cosa ci dici di te?

«Faccio da giornalista il comunicatore d’impresa. Comunico il fare a partire dalle storie delle persone, quintessenza del giornalismo».

Sei un giornalista e ti chiedo: come hai visto cambiare il mondo del giornalismo con l’avvento dei social media?

«L’ho visto arricchirsi di ulteriori possibilità. Tutti, oggi, siamo dei broadcaster. È una grande opportunità e una grande responsabilità. A ciascuno di noi è data la possibilità di stare in rete e di condividere ciò che desidera. Personalmente mi concentro su LinkedIn, dove dal 2017 pubblico quotidianamente la “Rassegna del cambiamento” alle ore 8, segnalando una bella storia che riguarda il lavoro: ogni post si chiude con l’hashtag #rassegnalavoro. È un lavoro che mi appassiona, perché condividendo storie professionali ho avuto la possibilità di entrare in contatto con tantissime persone che operano in tutto il mondo».

Ti propongo un piccolo esercizio: disegnare la mappa dei puntini che ti hanno portato a ricoprire il ruolo di oggi, evidenziando le tappe centrali, considerando anche gli studi.

«Per fare il comunicatore ci vuole ritmo. Per avere ritmo bisogna, ad esempio, studiare musica. Sono un comunicatore che arriva dalla musica, avendo studiato chitarra, composizione e musicologia, sia al Conservatorio che all’università di Pavia. In piena pandemia ho deciso di tornare a formarmi, iscrivendomi al MIP Politecnico, la business school del Politecnico di Milano. È qui che ho conosciuto professori straordinari e grandi professionisti: ho cercato di avvicinarci al mondo dell’ingegneria gestionale per acquisire nuove competenze».

Nel tuo libro parli di “Tempo di Iop – Internet of People”. Provi a spiegare questo concetto ad un bambino?

«Il coronavirus ci ha distanziato, allontanati gli uni dagli altri. Dobbiamo tornare, per ripartire, a unirci: la comunicazione interna aziendale o “Intranet of People” è lo strumento per unire le forze, condividendo quello che oggi si indica come “purpose” o “proposito” aziendale. Uniti sul lavoro è possibile fare tanto, tanto, tanto».

Uscirà a breve un altro tuo libro, che hai appena citato. Ci dai qualche anticipazione sul tema?

«Il libro presenta 50 parole del tempo del coronavirus a partire da 50 storie. È dalle storie, infatti, che prende il via il racconto dei diversi paragrafi, perché è nelle storie che ciascuno di noi può immedesimarsi. Sarà edito dalla casa editrice Lupetti, splendida casa editrice specializzata nell’ambito della comunicazione».

Ritengo che il networking sia di fondamentale importanza nel mondo del lavoro. Tu cosa ne pensi? Hai una storia interessante da raccontarci, un esempio che ci dimostri il valore delle connessioni tra persone?

«Il lavoro cammina sulle gambe delle persone che, insieme, portano avanti un progetto per realizzarlo. Cito, a proposito di rete, il talk “New Normal Live” che conduco assieme a Monica Bormetti su LinkedIn. Abbiamo fatto e stiamo facendo rete per raccontare, con un ospite alla settimana (il giovedì dalle ore 18 alle 18:30), come possiamo affrontare l’oggi e prepararci al domani. Tra i grandi personaggi che sono venuti a “New Normal Live” mi piace citare Piero Angela, maestro di tutti i cronisti e divulgatori».

Su LinkedIn a te è evidentemente successo qualcosa di bello. Tra le tante cose, ce ne racconti una?

«Cito un post recente, pubblicato il 5 giugno 2021, dove ho condiviso la prossima uscita del libro “Grammatica del nuovo mondo”. Tante persone mi hanno scritto, incoraggiandomi ad andare avanti. Questo è il bello della rete: ciò che dai in rete ti viene restituito al quadrato. Questo post rappresenta un’eccezione nel mio piano editoriale, perché non amo parlare in prima persona: mi piace immaginare che in rete sono un “mediatore”, un professionista che getta ponti e mette in contatto le persone».

Abbiamo recentemente parlato di Personal Branding. Ti va di condividere un consiglio per ogni professionista e un consiglio per chi si occupa di Persone, parlando di Personal Branding – o meglio, come tu sostieni “Professional Branding”?

«Ricordi la fiaba scritta all’inizio dell’Ottocento? Non potendoli sfamare, Hänsel e Gretel vengono abbandonati nel bosco dal papà taglialegna su suggerimento della matrigna: temendo di non riuscire più a trovare la strada maestra, il bambino raccoglie dei sassolini e delle briciole di pane da seminare lungo il tragitto foresta-casa. Immaginiamo che ogni nostro post in rete, storia o immagine, sia essa ferma o animata, rappresenti una “briciola di pane”. Ciascun pezzettino di noi lasciato su Internet va a formare un sentiero, percorribile da chiunque desideri, per svariate ragioni, avvicinarsi a noi. Occorre, dunque, prestare la massima attenzione alle nostre “breadcrumbs”, per dirla nel linguaggio degli sviluppatori dei siti, in italiano “briciole di pane. Occorre stare in rete da professionisti. Per questo preferisco parlare di “professonal branding”».

Canzoni che ispirano le nostre vite, tu vieni proprio dal mondo della musica. Condividi con noi il titolo di una canzone che pensi possa ispirarci in questa grande fase di cambiamento per tutti, dicendoci il motivo della scelta?

«”Un senso” di Vasco: “voglio trovare un senso a questa condizione, anche se questa condizione un senso non ce l’ha”. Questi versi, scritti nel 2004, bene raccontano il tempo del covid, un tempo che ci ha imposto di rivedere la nostra vita e di ripartire».

Ti chiedo di salutarci con la tua citazione preferita

«Non chiediamoci cosa possono fare gli altri per noi. Chiediamoci cosa possiamo fare noi per gli altri».

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