Giugno 9, 2021

Categories: News

“Se le tue azioni ispirano gli altri a sognare di più, imparare di più, fare di più e diventare di più, sei un leader.”

Parto con la citazione di John Quincy Adams per evidenziare da subito l’obiettivo con cui scelgo di ospitare Professionisti: condividere la loro esperienza, fonte di ispirazione, di valore per chi cerca stimoli per apprendere, sognare e fare di più. Coinvolgo persone che ritengo essere leader di se stesse prima di tutto, ovvero chi fa accadere le cose, a partire dal proprio successo (che per me è il raggiungimento dei propri obiettivi professionali, ben definiti) e che non aspetta l’opportunità ma la costruisce.

Per questa seconda intervista ho pensato di coinvolgere Marco Gasparri, Innovation Manager.

  • Ciao Marco, per prima cosa ti chiedo di presentarti con un’immagine

Ciao Valentina, intanto grazie per la bella opportunità di questa intervista. Caspita, non avevo mai pensato a un’immagine che potesse rappresentarmi! Così, su due piedi, mi viene in mente Solomeo, un piccolo borgo incastonato tra le colline umbre dove ogni anno cerco di passare qualche ora con la mia famiglia per ritemprare lo spirito. Trovo che in una società frenetica come la nostra, fatta di impegni e scadenze spesso asfissianti, ogni tanto sia importante fermarsi per ridare valore al silenzio, alla semplicità, alla calma. Non è tanto un concetto di “ricaricare le pile”, quanto di rimettere in prospettiva le priorità e ricordarsi cosa è davvero importante. Penso che questo dica già molto di me.

Fonte dell’immagine: https://siviaggia.it/borghi/solomeo-borgo-umbria-piace-potenti-silicon-valley/232842/
  • Con un tweet, nei vecchi 140 caratteri, cosa ci dici di te?

Romano, marito e padre di 37 anni, cerco di portare innovazione nel mondo dell’energia mettendo la tecnologia al servizio degli esseri umani.

  • Ti occupi di innovazione. Cosa significa per te innovazione?

Domanda per nulla banale, anche perché non sono un amante delle classificazioni. Se proprio dovessi dare una definizione, direi che l’innovazione è quel processo attraverso il quale la vita preserva sé stessa. Per calare il concetto in ambito lavorativo, l’innovazione rappresenta il percorso di sviluppo e cambiamento che ogni azienda dovrebbe fare per garantire la costante adesione del suo business model alle esigenze del mercato in cui opera.

  • Ci si interroga tanto sul rapporto tra macchine e persone. Qual è la tua visione?

Vedi Valentina, io ho una visione in cui le persone siano al centro di tutto. L’epoca in cui viviamo pone interrogativi costanti sul ruolo della tecnologia nel processo di rinnovamento del lavoro: le macchine ci sostituiranno? Faremo le stesse cose impiegando meno tempo o ci concentreremo solo su professioni di tipo creativo? I robot renderanno obsoleta la laboriosità umana? Non ho risposte certe, evidentemente. La mia idea, però, è che questo tipo di progresso non metterà a rischio l’attuale forza lavoro, bensì costituirà una caratteristica complementare aumentando e ottimizzando l’efficienza delle nostre attività. Di certo, in questo processo, qualcosa si “perderà”: lavori manuali e fortemente ripetitivi non saranno più di pertinenza umana (molto spesso è già così) e occorrerà farsi trovare pronti. Dovremo modificare l’attuale sistema formativo ed educativo, rielaborare il concetto di produttività, imparare a valorizzare al meglio la specificità dei contributi di ogni lavoratore: una sfida epocale, non c’è dubbio. Amo scrivere di queste tematiche e sul mio profilo LinkedIn è possibile trovare alcuni contributi (spero interessanti) in questa direzione.

  • Come vedi il futuro del lavoro in termini di nuove competenze e rivisitazione degli spazi professionali?

Oggi ci troviamo di fronte a un mondo del lavoro dove convivono vecchi e nuovi mestieri: dobbiamo cogliere le opportunità del futuro, definendo un quadro aggiornato di tutele, ma senza lasciare indietro i lavoratori di oggi. Dobbiamo, quindi, agire per diminuire le disuguaglianze e promuovere una relazione positiva tra condizione umana e innovazione tecnologica. Priorità va data ai giovani, che nel nostro paese registrano livello di disoccupazione ancora troppo elevato, i quali saranno alle prese con un lavoro sempre più digitalizzato; i nuovi strumenti saranno sempre di più gli smartphone e le piattaforme digitali. Nel futuro del lavoro non ci saranno solo uffici da riprogrammare ma luoghi nuovi, pensati proprio per rispondere alle esigenze dei lavoratori di domani: la flessibilità avrà bisogno di spazi di lavoro aperti e dinamici, con accessi digitalizzati, sistemi di sicurezza rigidi ma automatizzati, procedure di ingresso veloci e una digitalizzazione integrale delle infrastrutture. Accessi, sicurezza nei luoghi di lavoro, tutto dovrà rispondere a criteri fortemente innovativi. La rivoluzione tecnologica in atto nel mondo del lavoro non cancella quindi gli spazi ma, al contrario, impone di ripensarli in un’ottica totalmente nuova per farne crescere valore e peso strategico nell’organizzazione

  • Ritengo che il networking sia di fondamentale importanza nel mondo del lavoro. Tu cosa ne pensi? Hai una storia interessante da raccontarci, un esempio che ci dimostri il valore delle connessioni tra persone?

Concordo al 100% Valentina: costruire una buona rete di contatti è un investimento dal rendimento sicuro e a cui amo dedicare del tempo. Ogni volta che gli impegni me lo consentono, cerco di sentire qualcuno del mio network per condividere aggiornamenti e nuovi spunti. Le opportunità che possono nascere sono infinite e te ne cito solo una a cui sono molto legato: alcuni mesi fa feci un post su LinkedIn proprio sull’importanza di fare rete e restituire al prossimo quanto ricevuto in termini di esperienza e professionalità. Invitai le persone a fissare una call via Zoom con me (attraverso il sito Calendly) per conoscerci e confrontarci su tematiche lavorative. Tra i vari contatti mi sentii con una persona che mi raccontò di un bel master in digital communication completamente finanziato da grandi aziende; qualche ora dopo mi trovai a parlare con una ragazza che stava cercando lavoro nello stesso ambito, ma pensava di dover migliorare il livello della sua formazione. Inutile dire che le raccontai di quel master. Alcune settimane dopo mi scrisse per avvisarmi che la sua candidatura, dopo l’iter di selezione, era stata accettata! Che gioia, credimi.

  • Su LinkedIn ti è successo qualcosa di bello?

Qualcosa? Non saprei da dove cominciare! È uno strumento portentoso di cui, secondo me, non si comprende appieno la portata: mi ha permesso di conoscere centinaia di persone, avere confronti, scambiare idee, instaurare relazioni e scoprire realtà lontane. Azzera distanze una volta incolmabili e, se sfruttato bene, consente di rappresentare senza filtri chi siamo. Io creo contenuti senza un particolare piano editoriale e con l’obiettivo di creare valore per il prossimo: possono essere notizie di tecnologia, riflessioni sull’attualità, suggestioni sul futuro del lavoro, situazioni personali che raccontino qualcosa della persona dietro il professionista. Un episodio in particolare non c’è, la bellezza sta proprio nel “viaggio” (che consiglio a tutti di intraprendere).

  • Lo racconti con entusiasmo, sei padre di quattro figli (che bello!). Quale può essere una “ricetta” per un sano Work-Life Balance in questo periodo in cui gli uffici sono in prevalenza in casa?

È vero Valentina, lo racconto con entusiasmo perché la famiglia, per me, rappresenta l’asset fondamentale, il “luogo” sicuro verso cui poter sempre ritornare. Sinceramente non ho la presunzione di fornire ricette pronte per gestire il delicato equilibrio tra vita privata e lavorativa, soprattutto ora che il confine tra le due è diventato così sfumato. La regola fondamentale che mi do è una: focus sugli obiettivi, tenendo bene a mente le scadenze. Di un dipendente produttivo, efficiente e che genera risultati d’impatto nei tempi prestabiliti, un’organizzazione sana rispetterà sempre gli spazi personali.

  • Film e libri ispirano le nostre vite. Se ti chiedessi quelli che a tuo avviso non possiamo perderci, quali ci diresti e perché?

Lo ammetto: sono tutto fuorché un divoratore seriale di libri e nella mia dieta mediatica tendo a privilegiare contenuti digitali più freschi e aggiornati. Tuttavia, se parliamo d’ispirazione, non posso non citare “Il nostro futuro” (di Alec Ross), “Steve Jobs” (di Walter Isaacson) e “L’organizzazione aperta” (di Jim Whitehurst). A livello di film, come potrai intuire, prediligo la fantascienza e ti suggerisco:

  • “LEI” (2013): un titolo che ha presagito in maniera inquietante e assolutamente precisa il futuro, immaginando con geniale lucidità una società fatta di assistenti vocali, intelligenza artificiale, machine learning e realtà virtuale. Mi piace perché adoro le ambientazioni distopiche.
  • “SUNSHINE” (2007): titolo ambientato nel 2057 quando il Sole sta morendo. Il genere umano, prossimo alla completa estinzione, ripone le sue ultime speranze nell’Icarus II, una nave spaziale armata con un ordigno nucleare necessario per riattivare la stella. La regia di Boyle è folle e lo amerai se ti interroghi anche tu sul futuro dell’umanità.
  • “SOPRAVVISSUTO – THE MARTIAN” (2015): incentrato su un astronauta che rimane bloccato sul pianeta Marte, involontariamente abbandonato dal suo equipaggio. L’attaccamento alla vita e l’istinto di sopravvivenza avranno la meglio sulla paura e il senso di profondo isolamento: mi ricorda che spesso bisogna volere l’impossibile, perché l’impossibile accada.
  • Ti chiedo di salutarci con la tua citazione preferita

“Ogni famiglia è sempre una luce, per quanto fioca, nel buio del mondo” (Papa Francesco).

Immagine di Freepik

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