Settembre 10, 2021

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“Se le tue azioni ispirano gli altri a sognare di più, imparare di più, fare di più e diventare di più, sei un leader.”

Parto con la citazione di John Quincy Adams per evidenziare da subito l’obiettivo con cui scelgo di ospitare Professionisti: condividere la loro esperienza, fonte di ispirazione, di valore per chi cerca stimoli per apprendere, sognare e fare di più. Coinvolgo persone che ritengo essere leader di se stesse prima di tutto, ovvero chi fa accadere le cose, a partire dal proprio successo (che per me è il raggiungimento dei propri obiettivi professionali, ben definiti) e che non aspetta l’opportunità ma la costruisce.

Per questa nuova intervista ho pensato di coinvolgere Massimiliano Nucci, HR Manager at Azienda Casa Emilia Romagna della provincia di Bologna (ACER)

Ciao Massimiliano, per prima cosa ti chiedo di presentarti con un’immagine

Mi piacerebbe presentarmi come un orologio. Non tanto perché io sia una persona puntuale o che tenga in modo particolare alla puntualità, ma perché è un oggetto di uso e frequentazione quotidiana di cui percepiamo solo un paio di simboli, ma che nasconde – per usare le parole dello scrittore Elisa Canetti – “un cuore segreto”. Questo vale certamente per me, così come per ogni essere umano: la Persona non si esaurisce in ciò che appare, non è solo quanto vediamo o la mera somma dei comportamenti che possiamo osservare: ciascuno di noi ha un preziosissimo “cuore segreto”, che resta parzialmente conosciuto dagli altri anche dopo anni di convivenza o frequentazione.

Con un tweet, nei vecchi 140 caratteri, cosa ci dici di te?

Il mio impegno consiste nell’inseguire 3 sorrisi: quello dell’Imprenditore, quello del Cliente e quello dei Collaboratori


Ti propongo un piccolo esercizio: disegnare la mappa dei puntini che ti hanno portato a ricoprire il ruolo di oggi, evidenziando le tappe centrali, considerando anche gli studi

Ti seguo sui social da alcuni anni e, grazie alla tua passione per il vintage, per la musica e per i ritratti di vita nel cuore di Bologna, ammetto che si impara sempre qualcosa. Mi permetto di dire un bellissimo mix tra analogico e digitale. Ci vuoi raccontare qualcosa in più sulle tue passioni?

Le miei “passioni” sono tantissime (o “troppe”, come dice mia moglie) e riesco a coltivarle soprattutto di notte: sono appassionato di cinema, design, musica, fotografia, grafica pubblicitaria e di mille altre cose. Sono incredibilmente colpito da come certe Persone siano capaci di unire forma e funzionalità, note musicali e parole, frasi e sensazioni, prodotti e loro rappresentazione. Da qui la mia curiosità verso i manifesti pubblicitari del secolo scorso, verso gli oggetti che hanno reso celebre il design italiano nel mondo e mille altre cose che amo cercare, capire, raccontare e qualche volta acquistare. Non sono un esperto, solo un dilettante molto curioso! Condivido con piacere questa “piccola conoscenza” sul web e grazie ai social sono entrato in contatto con appassionati e professionisti di tutto il mondo.

Ho parlato di mix tra analogico e digitale, qual è il tuo pensiero? Una volta mi hai incantata parlando ai ragazzi del valore di una lettera d’amore su carta…

Viviamo in un mondo che diventa ogni giorno più veloce: i tempi di reazione, di desiderio, di elaborazione, di apprendimento si sono ridotti tantissimo. Se da un lato colgo l’immensa opportunità di poter allargare attraverso il mondo digitale lo spettro delle relazioni, della condivisione, dell’apprendimento, dall’altro lato ho talvolta l’impressione che questa velocità possa in certi casi far perdere “valore” a certe connessioni.
Spedire e ricevere una cartolina nella buchetta della posta ha un gusto differente dal vedere la foto di un tramonto su Facebook condiviso tra mille persone. Scrivere una dichiarazione d’amore a mano richiede un impegno, un’attenzione, un coinvolgimento differente da un messaggio su whatsapp. Apprezzo digitale e analogico, ma credo fermamente occorra imparare a prendere il meglio da entrambi.

Sei un amante del vintage e ti faccio una domanda focalizzata sulle organizzazioni. Se dovessi proporre un aspetto bello – vintage – della vita professionale, quale sceglieresti e perché?

C’è una parola straordinaria che è diventata (in questo caso devo dire “purtroppo”) vintage e che invece credo vada ancora valorizzata: la parola “fatica”. Viviamo un mondo che mette spesso in vetrina il risultato finale, senza raccontare le storie di impegno, dedizione, fatica e sacrificio che stanno dietro al successo o dietro ad una carriera.

Da tanti anni ti occupi di Risorse Umane; per te cosa non può mancare a chi fa questo mestiere?

La voglia e il coraggio di sperimentare, di sfidare lo status quo. Alcuni pensano che queste doti siano indispensabili solo per i creativi che progettano i prodotti e la comunicazione in Azienda. Sono fondamentali anche per chi lavora con le Persone.
Credo sia importante anche la capacità di comprendere l’unicità di ciascuna Persona: l’Azienda è un sistema dinamico di condivisioni, la grande ricchezza è data dal patrimonio personale e professionale che ciascun individuo è disponibile a mettere in comune.

Sei molto attento al tema della diversità. Qual è la tua visione di Diversity Management e quali suggerimenti condivideresti con tutti i professionisti per vivere in modo positivo, creando valore, la diversità?

Oggi più che mai – ogni Persona chiede di essere se stessa, libera di esprimersi, di apprendere, cambiare e reinventarsi in qualsiasi luogo, fisico e virtuale.
Quando si progettano le organizzazioni occorre tenere conto di tutto ciò: certe “pareti”, certi “confini” (che alcune aziende ancora oggi tendono a disegnare) diventano barriere all’integrazione, alla motivazione, alla diffusione della conoscenza, con l’effetto di perdere occasioni di miglioramento e di crescita futura.
Anche il tempo e il luogo della prestazione lavorativa sono due dimensioni che vanno ripensate in un’ottica inclusiva, così come la relazione Azienda-Collaboratore.

Ritengo che il networking sia di fondamentale importanza nel mondo del lavoro. Tu cosa ne pensi? Hai una storia interessante da raccontarci, un esempio che ci dimostri il valore delle connessioni tra persone?

Costruire, coltivare, ricercare connessioni è per me fondamentale, sia nella vita privata che in quella professionale. Non ho episodi singoli da raccontare, ma posso dire che le connessioni sono sempre state la fonte principale del mio apprendimento. Aggiungo che anche un HR Manager può e deve essere un ottimo brand ambassador: le connessioni mi hanno permesso più volte di creare opportunità di business per le Aziende in cui ho operato: questo è davvero bello e importante, perché a creare opportunità non devono essere “solo quelli delle vendite”: il successo dei nostri servizi e dei nostri prodotti cresce con la responsabilità, l’impegno e anche con il network che ciascuno di noi condivide.

Vista la tua passione per la musica e le tue analisi sempre a valore aggiunto, ti chiedo di salutarci con una canzone che possa essere un augurio per questa ripresa a settembre, che sappiamo essere sempre un mese di bilanci e costruzione

Visto quanto detto sopra, mi piace lasciarvi con una canzone tratta dal film “Capriccio all’italiana” del 1968. La canzone si chiama “Cosa sono le nuvole” (testo di P. P. Pasolini e musica di D. Modugno), interpretata nella pellicola da Modugno stesso e successivamente dalla Piccola Orchestra Avion Travel.

Il derubato che sorride ruba qualcosa al ladro
Ma il derubato che piange ruba qualcosa a se stesso

Perciò io vi dico
Finché sorriderò, tu non sarai perduta”

Foto di Deniz Demirci su Unsplash

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